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Parchi e siti archeologici

Perdersi tra i sentieri polverosi dell'antica città greca di Selinunte. Godersi il tramonto dal teatro greco (elimo) di Segesta. Fare il periplo di Mozia - antica colonia punica - e sbarcare sull'isola alla scoperta delle mura e dei reperti a cielo aperto... Per concludere il tour del "mito" a Erice, magari all'interno del mitologico Castello di Venere.

  • 1 - Case Romane e Chiesa Bizantina
  • 1 - Case Romane e Chiesa Bizantina

1 - Case Romane e Chiesa Bizantina

L'affascinante sito di Case Romane sull'isola di Marettimo

Si tratta di un complesso monumentale d’epoca romana, come annuncia già il nome stesso, situato nella parte alta dell’isola. Il presidio militare, che controllava la rotta tra Capo Bon (Tunisia) e Roma, si trova a monte del paese, a quota 250 metri circa. Presenta anche strutture del IV secolo d.C., riconducibili a un antico culto delle acque.

Nella stessa area è presente un’affascinante chiesetta rurale di epoca normanna (XI-XII secolo) costruita dai monaci Basiliani, di lingua greca. I monaci scelsero questa parte dell’isola non solo perché al riparo dai pericoli del mare, ma anche perché offriva loro la possibilità di utilizzare, come cenobio, l’edificio romano preesistente. Si ipotizza che la chiesa fosse dedicata a San Simone.

L’area, particolarmente suggestiva, è stata oggetto d’una prima indagine archeologica a metà degli anni Novanta e di una seconda campagna più recente, tra il 2007 e il 2008. Grazie a questi lavori la conoscenza sulla storia di Marèttimo si è arricchita con la scoperta di un altro edificio di culto cristiano, dotato di un battistero con fonte a immersione, databile tra il VI e il VII secolo d.C che, molto probabilmente, faceva parte di un santuario protobizantino meta di pellegrinaggio.

  • 2 - Grotta del Pozzo
  • 2 - Grotta del Pozzo

2 - Grotta del Pozzo

L'uomo ha fatto la sua comparsa nelle Egadi nel paleolitico superiore, come dimostrano i reperti archeologici ed i graffiti presenti nelle grotte delle isole

Presso la Grotta del Pozzo, in località San Nicola, è stata scoperta una tomba neopunica accessibile attraverso un dromos (corridoio in discesa) a gradini e circa 10 iscrizioni. Tra queste, la più rilevante si trova a circa 1,80 cm dall'altezza del suolo ed è disposta su due righe. L'epigrafe presenta delle particolarità date dalla presenza di due lettere che risalgono all'alfabeto punico del IV-II sec. a.C., come la lettera "tau" e la lettera "mem". Inoltre sia la quarta che la quinta lettera da destra della seconda riga, la "h"e la "m", risultano rovesciate rispetto al ductus praticato nell'uso delle scritture semitiche, orientato da destra verso sinistra.

In base a tali ritrovamenti, gli archeologi sostengono che dal sec. IV a.C al II d.C la Grotta del Pozzo di Favignana fu usata come luogo di culto da popolazioni che usavano il fenicio almeno come lingua liturgica. Forse gli stessi abitanti dell'isola di Mozia. Forse coloni provenienti da Cartagine. Forse clan affiliati alle popolazioni Elime della Sicilia occidentale (provenienti da Segesta ed Erice in particolare).

  • 3 - La Grotta del Genovese
  • 3 - La Grotta del Genovese

3 - La Grotta del Genovese

Grotta preistorica che ospita pitture e graffiti del periodo paleolitico e neolitico

Lungo la costa nord-occidentale dell'isola di Levanzo, il navigante attento, sollevando gli occhi ad un’altezza di circa trenta metri, può scorgere la Grotta del Genovese. Un sito archeologico famoso in tutto il mondo, di grande interesse anche dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Un’escursione da non perdere per tutti i visitatori dell’isola.

Si tratta infatti di un grotta preistorica dove sono stati rinvenuti pitture e graffiti del periodo paleolitico e neolitico, raffiguranti figure stilizzate di uomini, uccelli, pesci. La grotta è composta da un'ampia camera d'ingresso comunemente definita "antegrotta", dalla quale si accede tramite uno stretto e basso cunicolo ad una camera interna meno alta e più lunga detta "retrogrotta". L'antegrotta conserva i resti di una fornace per la fabbricazione della calce e fino alla metà del secolo scorso era utilizzata come stalla e ricovero per attrezzi agricoli.

Il retrogrotta custodisce ben 33 figure incise ed un centinaio di figure dipinte. Si tratta della più ricca eredità italiana di espressività figurata preistorica.

La scoperta delle raffigurazioni parietali della camera interna risale al 1949, quando Francesca Minellono, una pittrice fiorentina che trascorreva un breve periodo di vacanza sull'isola, incuriosità dalle voci che giravano in paese e spinta dalla curiosità si infilò, trascinandosi faticosamente sul ventre, nell'angusto cunicolo.